domenica 27 ottobre 2013

"E' presto Natale", dicono da tre mesi.

Scrivo stasera, coerentemente dagli impegni scritti sul post-it appiccicato sul mio pc per non dimenticare nulla e per far leva sui sensi di colpa quando, arrivando a lunedi, mi renderò conto di non aver fatto la metà delle cose proposte. Stasera cambia l'orario, il che rende questa giornata già un po' più speciale delle altre. E' un autunno strano questo: siamo a fine ottobre, eppure oggi con maglia leggera e la giacchettina in eco-pelle fuori si stava benissimo, che sembrava primavera. Ma non voglio dilungarmi troppo su questo argomento, altrimenti sarei il tg5 e io la tv non la tollero, tuttavia la cosa che mi affascina del cambio dell'ora è il vedere la differenza al mattino quando mi alzo: non dovermi subito confrontare con la luce di una giornata cominciata prima di me è rassicurante. Cominciare la giornata e avere l'idea di poterla vivere interamente è splendido, mentre durante l'estate mi capita di pensare alle cose che avrei potuto fare se mi fossi svegliata alle sette piuttosto che alle otto. La mente umana a volte è proprio semplice, la mia anche di più.
Tornando a noi, la settimana è trascorsa in fretta ma in modo davvero intenso. Ho lavorato molto e ho ricevuto altrettante soddisfazioni dal mio operato e dalle cose imparate. In particolare giovedì mi sono fermata persino un'ora in più in ufficio poiché c'era un grafico bravissimo che mi ha dato delle dritte di illustrator (programma che dovrei conoscere come le mie tasche dopo 5 anni di accademia ma... Stiamo parlando dell'Accademia!) veramente utili. Se non fossi stata davvero distrutta sarei rimasta ad ascoltarlo ad oltranza per quante cose sa e avrei potuto imparare da lui.
Venerdi sera, invece, ho avuto modo di passare una splendida serata insieme a dei neo-amici con i quali devo ammettere di trovarmi molto bene. Con loro sono andata all'inaugurazione di una mostra ad ingresso libero su tema Alice nel paese delle meraviglie (a mio avviso noioso e troppo sfruttato soprattutto in tempi recenti) con opere di 10 artisti diversi che esponevano materiale totalmente differente l'uno dall'altro. Ho avuto l'occasione di conoscere uno di essi, e per la prima volta (credo) nella mia vita, ho conosciuto qualcuno che ha la fortuna di fare/avere/vivere tutto ciò che vuole. Questa persona di grande talento e poco più vecchio di me ha ben pensato di trasferirsi in una zona dell'alto veneto, in un luogo dimenticato da Dio in mezzo al verde, vivendo di sola pittura poiché se lo può permettere. Egli vende i suoi quadri, espone e quando torna a casa propria ha uno studio molto grande con tanto di torchio per incidere che non guasta mai. Non ho avuto nemmeno il tempo di invidiarlo da tant'ero assorta nel vedere questa presenza quieta, serena e che raccontava con semplicità il suo stile di vita, per alcuni probabilmente surreale. In quel preciso istante ho pensato "quella è la felicità in senso assoluto", e lo credo ancora.
Vivere come si vuole.
Possibile? Chi lo sa.
Eppure credo che più di ogni cosa la gente dovrebbe fissare lì il proprio obbiettivo e cercare, se non altro, di arrivarci più vicino che si può. Ce lo dobbiamo; le rinunce corrodono l'animo bambino, quello che ci permette di vivere guardando il mondo a colori anziché come mosche irrequiete.
Pur non sistemando l'evento nel corretto ordine cronologico, devo citate assolutamente l'anniversario con il mio uomo. Sono stati due giorni trascorsi in fretta ma che per una volta abbiamo preso con la giusta calma. Spesso ho avuto l'impressione di aspettare quella data con ansia per poi vedermela scivolare tra le dita, troppo presa da preparativi, sorprese e il tentativo di renderla una giornata speciale. Stavolta avevamo bisogno di pace, di noi, perché da aprile ad oggi di spazi da potersi dedicare ce ne son stati davvero pochi.
Il problema principale è stato il non sapere se il mio treno sarebbe mai partito, poiché ho deciso di viaggiare venerdi 18/10 con lo sciopero dei trasporti. Fortunatamente è andato tutto liscio, e dopo 8 ore di lavoro e cinque di viaggio sono arrivata sana e salva in Emilia.
Successivamente c'è stato lo scambio dei regali ed io ho potuto scartare il tavolo luminoso più bello di sempre.
Nonostante gli esami all'università e quant'altro lui si è messo a costruire questa meraviglia che mi sarà di certo indispensabile in tempo di tesi. Mi sono immaginata lui mentre lavorava nel garage cercando di farlo il più bello possibile, verniciandolo di bianco perché apparisse più bello che del classico color legno e seguendo dei tutorial per capire come dare la miglior illuminazione possibile.
Mentre guardavo il mio tavolo già immaginando le mille avventure che trascorreremo insieme, lui mi citava i motivi per i quali il lavoro non fosse perfetto: "l'angolo smussato qua, la vite là, il colore dietro..." e mano a mano io vedevo l'oggetto davanti a me sempre più bello. Bizzarro. Ma così era davvero artigianale, unico. Il mio tavolo. E domani finalmente è domenica, e probabilmente io e il mio tavolo trascorreremo un po' di tempo insieme. E' segnato per primo come impegno sul mio post-it.

Buonanotte - un po' più lunga del solito -



giovedì 17 ottobre 2013

Di Tirocinio in Tirocinio

Mi rendo conto solo ora di aver abbandonato il blog per qualcosa come venti giorni.
L'ultimo post risale alla Francia. Non per sfornare qualunquismi a gogo ma mi sembra trascorsa una vita da quell'ultima notte. Dal mese folle in Alsace-Lorraine, i miei coinquilini, i giorni del disegno finché ce n'era.
Non ho avuto tempo per i convenevoli, per "elaborare il lutto". Mi sono fiondata subito negli ultimi due esami prima e nel nuovo tirocinio poi.
I due esami hanno chiuso perfettamente il cerchio, con quel sentimento di delusione, rabbia e sfinimento che solo i miei professori sanno regalare. Poco male, ho pensato, sono gli ultimi due.
Avrei voluto pensare all'Accademia in un altro modo, ma sentendo parlare anche altre persone ho capito di non essere la sola che ha tratto più beneficio dai colleghi universitari più che dai professori, dalle materie, dall'istituzione stessa. Va bene lo stesso. Ho vissuto due anni nel mondo dei sogni, felice ogni mattina della vita che facevo anche se ciò significava lavorare e frequentare, studiare la notte, quando si poteva. Non ho rimpianti. Sono cresciuta di dieci anni in un anno e ora sono vecchia, con più esperienza, più cinismo e diffidenza dalla mia. Elementi utili per difendersi in quella che chiamerò "vita adulta". Gli altri tre anni sono stati un alternarsi di speranze, buoni propositi e free climbing su qualunque ci fosse per aggrapparsi. Tirocinio, materie appena più interessanti del minimo indispensabile etc. Comunque è quasi finita. Nessun rimpianto, nessun rimorso (come forse dicevano gli 883)
Il tirocinio è partito subito in quarta. 8 ore al giorno e full immertion nel fantastico mondo del php e dei css. Il mio tutor, un ragazzo giovane ed esperto, mi ha riempito la testa di nozioni e in due giorni ho avuto il mal di testa più soddisfacente degli ultimi 5 anni. Vedere i risultati di ciò che sto facendo, poter dire con convinzione "ehi, funziona!" senza che ci sia soggettività di mezzo, rendersi conto di prendere confidenza con gli strumenti è assolutamente qualcosa di cui sentivo la mancanza.
A parte questo posso dire con soddisfazione che avrò un mese e mezzo indimenticabile. A parte il tirocinio; il concerto dei Nickelback e l'anniversario col mio uomo; il compleanno di una cara amica; ho una fila di visite mediche da fare che rimandavo da anni ed ora, con un po' di tempo a Trieste, è venuta l'ora di saldare il debito che ho con me stessa e cercare di aggiustarmi un po'.
Eppure oggi ho potuto constatare di non essere rotta del tutto. Nonostante il cinismo e tutto il resto, oggi, ancora una volta, sono scesa dall'autobus. Mi stava portando a casa dopo una giornata veramente stancante (sono stata avvisata oggi che il sito dovrà essere finito domani), ma ho visto un tramonto di quelli freddi, un tramonto autunnale. Sul mare, mentre illuminava le gru del porto. Poche nuvole rade, quasi a voler solo riempire un po' quel cielo troppo terso. La pace. Sono scesa dall'autobus per respirarlo tutto, attraverso le vie e il cemento che odorava di quel tramonto. Per rendermi conto che Trieste mi mancava per queste cose qui. Perché un giorno voglio scrivere quel fumetto che parlerà delle sensazioni che mi regala questa città, ma le scriverò attraverso gli occhi di una sedicenne, senza quel dannato filtro che è la rabbia e la cattiveria dei miei deici anni in più.



 - E stavolta solo sketch - 




Di questo tramonto ho solo questa foto, perché stavolta ho voluto godermelo attraverso gli occhi anziché attraverso un obbiettivo. Un'esperienza assolumanete meravigliosa.