venerdì 24 maggio 2013

Due ore per caricare un post. Grazie Wifirst

Scrivo spesso, ora, lo so.
I motivi principali di questa mania sono diversi:
1 - Da quando sono a Grenoble spendendo molto più tempo sui mezzi pubblici disegno di più, dunque quando si accumulano mi va di postarli anche quando sono delle emerite idiozie.
2 - Nei lunghi giorni senza internet ho sentito molto la mancanza del poter scrivere sul blog. Quindi ora mi sfogo.
3 - Ho ricevuto i complimenti di una persona di cui ho moltissima stima, che poi lo posso dire, è Gianni. Anche se, come credo, questo blog lo leggesse solo lui, varrebbe assolutamente tenerlo in piedi!
4 - Da brava nostalgica quale sono voglio avere qualcosa da leggere sui miei giorni trascorsi qui, quando ne sentirò la mancanza.

Bene. Fatta questa premessa e prima di pubblicare gli sketch nonché BEN due tavole serie, vorrei lanciare lì degli argomenti sui quali, sempre grazie ai lunghi periodi in tram, ho riflettuto.

Il primo, innanzitutto, è sul rispetto di sé stessi. Ora, se un giorno avessi un figlio probabilmente gli farei la ramanzina e un po' mi scoccia, però in quanto madre di certo avrei ragione. Mi rendo conto che per alcuni versi sono stata molto superficiale e la cosa attualmente mi irrita non poco. Aver cura di sé stessi non significa, nel mio caso, stare tre ore davanti allo specchio a truccarmi ed infatti non è mai capitato. Tuttavia ci vuole capacità di valutazione, e riempirsi di cosmetici non è la stessa cosa che fare attenzione, come nel mio caso, alla propria pelle. A 27 anni siccome sono sempre stata sprovveduta dicendo "beh, vabbè, che vuoi che sia", mi ritrovo con la pelle piena di macchie dal sole. Ok, ho avuto la fortuna di non esser stata sufficientemente idiota da farmele venire in faccia, ma capiamoci, me le potevo risparmiare.Non è neppure un discorso esetico il mio, ma siccome ho un pessimo carattere, odio le cose che mi vengono imposte e che hanno ripercussioni di lunga durata sulla mia vita, vedi per esempio all'epoca delle medie trascinarmi dietro mio cugino con cui avevo un pessimo rapporto. Bisognerebbe volersi un po' più bene, perché davvero non costa nulla. A volte riversiamo il nostro amore su persone a caso, delle quali dopo dieci anni non ricordiamo più nemmeno il volto, ma per noi stessi no. Faccio questo discorso anche come memorandum, perché a volte mi rendo conto di aver trattato con la stessa superficialità gli occhi, che sforzavo disegnando in ogni condizione o davanti al pc senza ingrandire alcuni file per pigrizia. Ora ho gli occhiali, li metto poco e a volte quando sono fresca di giornata non mi servono neppure, però forse avrei potuto evitare, ma su questo almeno ho il beneficio del dubbio. Il problema è che avendo poca autostima il fatto che mi si sia rovinata la schiena o il fatto che ho alcuni denti mezzi rotti e ricostruiti (ma tanto sono comunque storti, mi dicevo!) perché mastico la pasta cruda o affini... Non va bene.

E parlando di autostima arrivo diretta al secondo discorso di questo post, dunque, le persone narcisiste/autoreferenziali. Come ho detto in qualche post precedente, sto facendo un lavoro su me stessa, per farmi scivolar delle cose che normalmente anni fa non avrebbero avuto alcun peso nella mia esistenza. Cambiando, cercando di essere più socievole, ovviamente mi sono ritrovata a detestare alcuni lati di persone che ho vicino e mi dispiace.
Ma se per alcune cose riesco a pensare di farmele davvero scivolare prima o poi, come per esempio il fatto che si vede benissimo che ad alcune persone non gliene frega nulla di ciò che stai dicendo perché si guardano intorno, etc. (poco male, smetto di parlare e mi fai solo un favore), non riesco a tollerare le persone che si credono chissà chi.
Sono circondata da gente che si crede particolarmente bella, intelligente, profonda. Siamo in sette miliardi, non sei nessuno, vorrei dir loro. Ma queste persone hanno fatto quella facoltà quindi si sentono più intelligenti, quegli altri si son convinti di esser dei geni del disegno perché in accademia prendono trenta (che poi basta leccare il culo e il trenta ce l'hai, ma mi sa che ne avevo già parlato) o perché qualcuno ha detto loro che son bravi o chissà perché. Ci sono persone che si ritraggono costantemente nei propri fumetti. Io l'ho fatto in due occasioni: in una per dare un volto abbastanza idiota ad un angelo scemo ed obeso, nell'altra nel fumetto di due pagine che pubblicherò a seguito, poiché tratta di un'esperienza personale. Sono stufa, mi sembra che queste persone ti vogliano dire che loro sono interessanti. Mi spiace, non lo siete.
Almeno per me.Non sono interessanti quelle persone che stanno comprando casa e te lo sbattono continuamente in faccia come a dire "sono arrivato". Mi verrebbe da dir loro che hanno appena inziato. Vent'anni, se ti va bene. O quelli che hanno un lavoro. Il lavoro si trova, ci vuole avere costanza, viglia di lavorare e le capacità. Parliamone tra dieci anni.
Un altro tipo di narcisismo spinto è quello che spinge le persone a vedere che disegni e a chiederti immediatamente un ritratto. Io non chiederei un ritratto, ho ben presente come son fatta, cavolo, chiederei qualcosa di più interessante della mia faccia. Ancora, detesto quelle persone che pubblicano quattromila foto su facebook di se stessi. Quando va bene ci sono album interi su loro stessi, quando va male (lo trovo avvilente) ti mostrano qualcosa (cane-gatto-pappagallo-amici-cibo-bevande-locali) per mostrati loro stessi ma senza renderlo troppo palese. Se mi vuoi mostrare il pappagallo mostrami il pappagallo, con te vicino cosa devo farci, trovare le sette differenze?

Ultima riflessione va alla noia. Due sere fa non avevo voglia di fare nulla. Non capita spesso, di solito voglio impiegare il mio tempo e mi rimprovero quando mi rendo conto di non averne abbastanza per fare tutte quelle cose in una giornata sola.
Oltretutto di mio ho molta difficoltà ad annoiarmi, perché da brava amante del disegnar fumetti, spesso la mente vaga e il tempo passa (ottimo metodo quando si è sulla sedia del dentista!)... Eppure due sere fa mi sono annoiata perché, appunto, non avevo voglia di fare nulla. Ed è stato illuminante. Penso a volte sia necessario trovare il tempo anche per annoiarsi. Non bisognerebbe demonizzare la noia, è un ottimo modo di capire come si vorrebbe/dovrebbe/potrebbe impiegare il proprio tempo, ma ci si regala anche quel momento per sé, senza dover fare qualcosa solo per non sentirsi inutili. Respirare, guardarsi attorno, annoiarsi. Una volta tanto va fatto. Senza imbarazzi.
E ora i disegnuzzi. Un po' di My Stupid Sketc e due tavole quasi incomprensibili ma che ho fatto solo perché avevo voglia di farle. Sensazione a dir poco splendida. Mi mancava.
















sabato 18 maggio 2013

Disegni buffi e Discorsi Nonsense. In arte: "perdonatemi, è l'ora".

Per cominciare questo post, stavolta, parto dai disegni. Più precisamente dai miei idiotissimi My Stupid Sketch... Qualunque cosa mi faccia ridere la trasformo in vignettine. Un po' per esercizio personale e un po' per far si che le persone accanto a me pensino che sto ridendo per qualcosa contenuto nel quadernino che fisso intensamente, non perché sono completamente scema.





Comunque,
ieri sera ho avuto la fortuna di presenziare alla presentazione di un libro accolto molto calorosamente dal pubblico, che c'entrava qualcosa con le chiese nella zona di Grenoble. Ora, già di mio non sono una persona particolarmente spirituale, se in più mi parlano di chiese con un francese ottimo e assolutamente inaccessibile per il mio misero vocabolario... Beh, nessuno potà biasimarmi di aver apprezzato molto l'aperitivo subito dopo le chiacchiere! E' stata una serata davvero bella, di quelle che ci si ricorda perché a modo suo è stata strana, così strana che vale per forza la pena tenerla a mente. Io e la mia collega/omonima, alla fine della presentazione, ci siamo infilate nel furgone del ristoratore di fiducia del nostro tutor. Con una guida a dir poco sportiva sfrecciavamo nel centro città notturno tra i Rollin'Stones e i suoi racconti di quando viveva a New York. Il tutto per catapultarci in un vernissage di un paio di mostre d'arte contemporanea su street art e disegni con colori simili a tatuaggi appena fatti. Nemmeno roba troppo brutta a dire il vero, ma senz'offesa, di (quasi) chiunque sia la firma sopra il foglio, 3500€ per un disegno su A4 sporcato di caffè e inchiostri di vario genere non li spenderei. Invece se mai avessi molti soldi da buttar via, allora li investirei in un tavolo del ristorante di questo ristoratore (di cui ancor oggi non ho capito il nome poiché lo dice sempre carico di adrenalina, mangiandosi le parole.) che ha ben pensato di aprire un locale a Saint Egrève di cucina tipica, vicino un lago minuscolo. Il ristorante, per amor dell'ovvio, si chiama qualcosa come "piccolo lago", ma va bene così. Al suo interno, a parte la grande terrazza di cui una buona metà ha il vantaggio di essere all'ombra, ci sono questi tavoli. Normalissimi, quadrati. Come quelli che normalmente si comprerebbero in un mercato delle pulci, o molto più semplicemente si potrebbero trovare vicino un cassonetto della spazzatura. Ebbene Egli ha ben pensato di far dipingere ogni tavolo da artisti famosi che, probabilmente grazie al suo amore per il collezionismo, ha conosciuto negli anni. Alcuni di quesi tavoli sono semplicemente stupendi e se avessi avuto la macchina fotografica senza troppi imbarazzi gli avrei chiesto di scattare un paio di foto, ma so bene che comunque non avrebbero potuto rendere in egual misura. I colori, con la trama del legno ruvido, davano una sensazione di bellezza che poteva creare solo l'artista attaverso il contatto con quel materiale. Assolutamente indescrivibile.
A parte tutto questo, la vita scorre rapida qui, e già sento che mi sto affezionando ai posti, alle giornate, ai miei momenti. Temo che come accade a volte per Trieste e a volte per Modena ma ogni giorno per Oslo, sentirò la nostalgia di questi luoghi. Ovviamente, io che faccio della nostalgia la mia bandiera, ne sono compiaciuta, ma mi rendo conto che non c'è nulla di normale in questo. Mi mancherà la persona che sono adesso. Perché a volte mi imbarco in discorsi nonsense in un francese stentato solo per essere partecipe della serata. Esco quando voglio uscire, non è necessario che debba fare questa o quell'altra cosa. Ho il fiume a due passi, e quasi una volta al giorno voglio poterlo vedere, un fiume. Disegno, scrivo, ascolto la musica nei tram rischiando di perdere la fermata. Sto cercando di farmi meno problemi su quello che le persone potrebbero pensare visto che spesso e volentieri dico solo "oui" per far capito che ho capito. Vai pure avanti col discorso, ti seguo, ma se mi metto a risponderti secondo me m'inceppo. Mi faccio meno problemi sul essere una brava amica perché da quando sono partita ho sentito spesso persone che normalmente si facevano sentire una volta al mese, e allora non voglio condividere troppo questo mio momento. è il mio momento, e vorrei mi restasse attaccato alla pelle in tutta la sua intensità. Non voglio condividere troppo, perché forse se lo facessi perderei un po' di vita a Grenoble.. Idee strane, so che non è così, ma cosa posso farci? La settimana prossima tornerò a Modena. Tralasciando il fatto che sono felice di rivedere le mie persone, un po' mi spiace anche. Perché la Bobine mentre sta per calare il sole è un pub ottimo e la location, che poi è solo un parco, mi piace. Respiro Grenoble, lì, ovunque e non mi basta mai.
Cambiando totalmente registro, per motivi differenti oggi ho fatto una riflessione riguardo ai bambini. La maggiorparte di essi sono estremamente ed innaturalmente diffidenti. E' chiaro, non accettare le caramelle dagli sconosciuti-non parlare con gli sconosciuti-non salire in macchina con gli sconosciuti. I bambini crescono con questa paura dello sconosciuto, quasi non fosse ovvio che qualunque persona che si vada a conoscere, prima era nient'altro che uno sconosciuto. Chiaramente il mondo è brutto e cattivo, pieno di malintenzionati e quant'altro, ma è anche vero che non tutto il mondo è così, e forse c'è più del bello di quanto non si voglia vedere. Stando con la mia collega, per esempio, ho approfondito il discorso del covoiturage e del couchsurfing. Il primo è fondamentalmente l'autostop organizzato grazie ad un sito. Una persona va nello stesso posto dove dovresti andare tu, e piuttosto che andarci in bus o in treno o in aereo, smezzi le spese del viaggio in macchina e vai. Il secondo è più complicato: ci sono diverse persone che hanno una casa grande, a volte con un divano o una stanza disabitate. Queste persone ospitano, sempre con un meccanismo di sito web mediato, i viaggiatori completamente gratis. Dunque a conti fatti chiunque può permettersi di viaggiare low cost senza dover sborsare cinquantoni come ridere per un albergo o ancor peggio un b&b di bassa lega. Ecco, questi sistemi in Francia funzionano benissimo. Senza voler mettere in dubbio che magari ci sarà stato qualche episodio spiacevole, qui questo genere di iniziative possono funzionare perché le persone ci credono e hanno fiducia. In Italia forse una cosa analoga farebbe fatica a decollare perché veniamo continuamente inondati da cattive notizie e "sai che il figlio del collega del cugino del nonno del ex vicino di casa del cane dell'amico di uno che non ho mai visto è stato stuprato?"... Non dovrebbe essere così, perché se poi si ama viaggiare anche solo per un paio di giorni, si ama un po' di avventura e magari, perché no, fare nuove amicizie, bisognerebbe avere la mente un po' più aperta. Le paure dei genitori spesso e volentieri diventano il terrore dei figli. Sentimenti moltiplicati all'ennesima potenza, quando in realtà con qualche precauzione di dovere ogni cosa potrebbe diventare semplice e uno splendido ricordo. Poi è chiaro, per quanto riguarda il couchsurfing io avrei dei problemi più che altro perché odio essere ospite, in generale, anche di amici o fidanzato. Però è anche vero che non si può sapere finché non si prova. Mentre per il covoiturage... Gente! Parliamoci chiaro, la benzina costa, l'autostrada pure e c'è la crisi. Se c'è qualcuno che può amortizzare i costi e magari non farti annoiare durante un viaggio, mi sembra più che accettabile! Insomma, vorrei incoraggiare i miei eventuali figli, in un eventale futuro, a non avere troppi pregiudizi, e a non precludersi delle opportunità per paura di questo e quello. La paura non fa bene a nessuno e la vita ci mette già abbastanza spesso di fronte la paura... Di non riuscire ad arrivare a fine mese, di non vivere abbastanza da dire alle persone quanto le si ami, che quelle persone muoiano.... E l'estraneo per quanto estraneo possa essere, di certo queste paure le ha anche lui.

Poi come dice mia madre, "quando sarai madre capirai". Forse è vero, ma se poi le cose cambiassero e diventassi paranoica e ossessiva, allora spero proprio di non capire assolutamente nulla.

 Ritratto "mangoso" di una mia amica in versione gatto.

Ritratto pinguinoso+caffeinomane+pinguinomane di me stessa. Nonostante l'aria truce mi ci rivedo parecchio e mi fa ancora sorridere...

Copertina di un capitolo del mio fumetto comico "Funny Angel". Prendo in giro (stavolta) le riviste patinate di gossip e varietà. La protagonista del mio fumetto è la stessa della copertina, sebbene nella realtà sia cicciona e poco aggraziata, photoshop fa miracoli pure in Paradiso.


Goodnight


mercoledì 15 maggio 2013

Settimo piano, stanza 708 (per un numero, non sono Nana)

Avevo preparato tutto un post sul mio primo giorno a Grenoble, ma arrivata al mio diciassettesimo giorno di permanenza mi sembrava sciocco pubblicarlo. In una settimana di ferie ho girato in lungo e in largo Grenoble e Saint-Martin d'Hères, dov'è situato il campus in cui alloggio. La cosa veramente stupefacente di Grenoble sono i suoi particolari. Dopo giorni che non faccio che guardarmi attorno, scopro ancora dei dettagli, dei particolari che mi fanno sobbalzare. Ora, non prendetelo per oro colato, io sono una che sobbalza per poco: una sera, per esempio, andando a vedere com'è la night life di Grenoble, mi sono imbattuta in una decorazione su un palazzo. Aveva dei cervi, somigliava un po' alle pitture rupestri ma fatta meglio.
Ho rischiato di perdere il tram per farle una foto.
A parte questo, la prima giornata tra hotel e primo giro d'esplorazione è andato tutto piuttosto bene. Adoro perdermi in una città nuova, quindi non avevo il panico del "omioddiodovecavolosono?". Cartina alla mano, e male che vada chiedo informazioni nel mio francese molto approssimativo ma che si fa capire. Il secondo giorno c'è stata la trasferta allo studentato e non è stata una bella esperienza. Siccome non avevano preventivato che sarei arrivata un paio di giorni prima (sebbene gliel'avessi comunicato tre settimane in anticipo), le addette mi hanno messa in un monolocale al piano terra.
Questo monolocale non so di chi fosse, ma ero interdetta dal toccare qualunque cosa... Passi, visto che dovevo starci appena un giorno e mezzo. Peccato che la notte io non avessi coperte, lenzuola, un cuscino e facesse un freddo assassino poiché i termosifoni non funzionavano. Avrei voluto scappare a gambe levate... Quell'incubo, oltretutto, sembrava uscito da una foto del catalogo Ikea. Era tutto arredato Ikea, persino i piatti e le stoviglie (intoccabili) erano Ikea. Al che, quando qualche giorno dopo ho scoperto che a pochi passi da qui c'è un Ikea non ho avuto il coraggio di andarci.
I giorni successivi sono trascorsi abbastanza in fretta tra il disegnare per l'esame di Fumetto Umoristico, fare i compiti lasciati dai prof di sceneggiatura, camminare dalle 3 alle 7 ore al giorno e sperimentare la palestra nel sotterraneo.
A Saint-Martin d'Hères, che è fondamentalmente un microcosmo studentesco, c'è una stupenda passeggiata lungo fiume e ancora una volta mi ritrovo incantata a guardare l'acqua che scorre. A Grenoble la città è percorsa dal fiume ed è uno dei motivi che me l'hanno fatta amare ancora prima di conoscerla. Dall'altra parte del fiume, rispetto al centro, c'è una via dedicata ai ristoranti etnici, tra cui ovviamente si sprecano pizzerie con nomi improbabili riferiti all'Italia. Già che c'ero, pregna di un masochismo che a volte mi sconfigge, ho ben pensato di andare anche sulla funicolare in direzione Bastiglia.
Partendo dal fatto che soffro di vertigini e sono stati i cinque minuti più lunghi della mia vacanza, c'è anche da dire che lissù faceva ancora più freddo che vicino al fiume (ovviamente), e la Bastiglia altro non è che un ristorante + negozio di souvenir (chiuso) con intorno mura antiche. Aggiungiamoci poi che arrivata lissù il panorama era veramente offuscato causa pioggia... sono stati 5€ buttati nel gabinetto. Pazienza.
Ad ogni modo devo dire di non potermi lamentare... Salvo casi eccezionali (per esempio cassiere del supermercato o la tabaccaia che vende gli abbonamenti del tram) ho avuto la fortuna di avere a che fare con persone gentilissime. Il sabato prima di cominciare a lavorare, addirittura, sono andata a vedere dove fosse la casa editrice dove farò il tirocinio, per calcolare un po' le tempistiche di viaggio e non arrivare in ritardo... Non sapendo dove fosse la via ho chiesto informazioni una volta arrivata a Saint-Egrève... Un ragazzo si è messo a cercare su internet sia dal computer che dal cellulare per dirmi dove fosse (ovviamente era la via dopo quella dove mi trovavo).
La settimana dopo è cominciata alla grande. Ero a dir poco entusiasta di cominciare il tirocinio. Il mio tutor in azienda, Michel, è una persona alla mano. Gentile, molto spiritoso e amante del buon disegno. E' una di quelle persone che ti fanno capire da ogni parola quanto amino il proprio lavoro, e credo che al giorno d'oggi non ce ne siano poi molti cosi.
Ho trascorso dunque una settimana a lavorare con photoshop e indesign, che per fortuna conosco un po', e ad uscire con la collega italiana ed i suoi amici francesi, così da abituarmi se non altro un po' alla parlata. Qui i ragazzi fanno molto cameratismo. Si conoscono senza fatica, escono insieme, si organizzano. Ieri, per esempio, c'è stato un pic nic in un parco e tutti portavano qualcosa da mangiare. Venti persone che in comune avevano relativamente poco (couchsurfer+imbucati tipo me) ma che riuscivano a comunicare tra di loro. Chi in inglese, chi in francese e chi a gesti (io). Sono ancora un po' destabilizzata dal modo che qui hanno di baciarti senza conoscerti. I due bacini sono d'obbligo. E dire che l'Italia per definizione è un paese di gente "calda".... Io già a dare la mano mi sentivo calorosa.
Comunque a conti fatti questa si sta rivelando un'esperienza molto bella. Peccato per lo studentato che abbia sempre dei problemi (cose che cadono perché sono incastrate anziché avvitate, rumori notturni, internet installato dopo venti giorni..), e che si faccia pagare molto, a mio avviso, per quel che da. A settembre vedrò di trovare qualcos'altro.
Inoltre dall'Accademia arrivano notizie bizzarre, ovviamente tutte insieme e ovviamente che mi mettono in una posizione difficile: il workshop obbligatorio con Igort (primo che apprezzo da quando ho cominciato l'Accademia), il rimborso dell'Erasmus che se arriva dopo un mese sono anche fortunata. Grazie tante, potevate dirmelo prima di partire.
Eppure il vivere da sola e in questa zona tranquilla, mi fa accettare tutto con uno spirito migliore.
Spero di continuare così. Avevo pensato di venire qui e riflettere sui miei difetti, sulle cose che mi hanno fatto divenare una persona più forte ma che apprezzo meno. E ora ci stiamo lavorando. Spero vivamente di ottenere qualche risultato. Ma la mia frase in questo periodo è "sono ottimista". E ottimismo sia.


My stupid Sketch